Il mondo del tennis è in fermento mentre Novak Djokovic, il maestro serbo, è tornato in campo in modo straordinario dopo un infortunio che avrebbe potuto metterlo fuori gioco per settimane. L’infortunio è apparso durante la sua semifinale agli Australian Open contro Alexander Zverev a gennaio, suscitando numerose discussioni e teorie del complotto.
John McEnroe, un ex campione del Grande Slam, ha accennato alla possibilità che Djokovic stesse usando l’infortunio come una mossa strategica durante il suo quarto di finale a Melbourne contro Carlos Alcaraz. La gravità dell’infortunio di Djokovic è stata ulteriormente messa in discussione nelle conferenze stampa e sui social media, portando la stella serba a pubblicare un’immagine della sua lesione muscolare nel suo solito stile ribelle.
Tuttavia, la partecipazione di Djokovic all’Open del Qatar e al primo torneo ATP Masters 1000 del 2025 a Indian Wells è stata una sorpresa, sfidando le aspettative che la lesione muscolare lo avrebbe tenuto lontano fino al circuito europeo sulla terra battuta in aprile.
Aggiungendo al dibattito in corso sulla rapida guarigione di Djokovic, l’ex numero 1 al mondo, Andy Roddick, ha espresso la sua sorpresa nel vedere Djokovic tornare in azione così presto. Roddick ha ammesso di aver sottovalutato il tempo di recupero, assumendo che sarebbe stato più lungo sulla base della sua interpretazione dell’infortunio, un’opinione sostenuta da un amico ortopedico che ha suggerito un periodo di recupero tipico di sei settimane.
Il ritorno di Djokovic in campo, non solo una volta ma due – prima a Doha e poi a Indian Wells – è stato una benedizione per la comunità tennistica, che era delusa per l’assenza di Jannik Sinner, il numero 1 al mondo.
Attualmente, Djokovic non solo sta giocando a Indian Wells, ma è anche accompagnato dal suo ex rivale e nuovo allenatore, Andy Murray. Sembra che il serbo sia determinato a conquistare il suo 100° titolo in carriera durante la prima fase del ‘Sunshine Swing’.
Patrick McEnroe, ex numero 28 del mondo, ha parlato in esclusiva con Tennis365, dove ha elogiato l’attenzione ai dettagli di Djokovic e la sua voglia di rimanere nel gioco, anche mentre si avvicina al suo 38° compleanno. McEnroe, che è il presidente della International Tennis Hall of Fame, è rimasto impressionato dalla meticolosa preparazione di Djokovic all’US Open dello scorso anno, dove puntava a un record storico di 25 titoli del Grande Slam.
La dedizione di Djokovic nel perfezionare il suo gioco era evidente mentre analizzava il suo servizio con il suo team, concentrandosi sui minimi dettagli come la posizione del gomito e del polso. Questo focus laser e la ricerca incessante di miglioramento distinguono Djokovic da altri grandi come Pete Sampras, Roger Federer e il fratello di John McEnroe.
L’inclusione di Murray nel team di Djokovic è vista come una mossa innovativa per mantenere il suo coinvolgimento nel gioco. È davvero intrigante vedere Murray indossare il cappello da allenatore, ma rispecchia la storia di Djokovic di collaborare con ex grandi come Andre Agassi, Boris Becker e Goran Ivanisevic. L’amore del campione serbo per il gioco e la sua capacità di analizzare i piani di gioco suoi e dei suoi avversari lo mantengono motivato e pronto per il successo.
Il mondo del tennis attende con interesse di vedere come la partnership di Djokovic con Murray e il suo approccio ‘full package’ plasmeranno i suoi futuri impegni.