In un emozionante colpo di scena, Keegan Bradley, il capitano della Ryder Cup degli Stati Uniti, ha inciso il suo nome negli annali della storia del golf durante l’ultimo round dell’Arnold Palmer Invitational a Bay Hill. Nonostante un iniziale passo falso, la performance di Bradley è stata una testimonianza delle sue abilità e della sua resilienza.
Il percorso di Bradley nel torneo è iniziato con un impressionante punteggio nel primo round, solo per vedere un calo nella classifica dopo un round di 76 colpi sabato, che lo ha lasciato uno sotto per il torneo. La giornata ha visto registrare tre doppi bogey, due bogey e tre birdie, concludendo la giornata quattro sopra. Tuttavia, il veterano golfista di 38 anni era tutt’altro che finito.
La bravura di Bradley è emersa in pieno domenica, quando ha realizzato un front-nine di 29 (sette sotto), infrangendo il record di nove buche al campo di Bay Hill, noto per essere uno dei più impegnativi del PGA Tour. La sua esplosione includeva colpi alla terza e quarta buca, un eagle alla sesta par cinque iconica, e un ulteriore trio di birdie alla sette, otto e nove. Non si è fermato qui, poiché ha anche guadagnato un colpo alla decima.
La performance eccezionale di Bradley a Bay Hill suggerisce che il campo potrebbe essere meno intimidatorio per golfisti come Collin Morikawa, Russell Henley e Jason Day, che stanno combattendo per le prime posizioni nella classifica.
Nel mezzo della sua impressionante performance a Bay Hill, Bradley sta anche gestendo i suoi doveri come capitano della Ryder Cup. La sua forma attuale potrebbe essere senza dubbio la migliore della sua carriera, suscitando discussioni su di lui che potrebbe potenzialmente entrare nella squadra come numero 16 del mondo. Tuttavia, Bradley ha chiarito di non avere intenzione di selezionare se stesso per la squadra, una decisione che si concretizzerà dopo l’U.S. Open.
Considerando la forma attuale di Bradley, non sarebbe sorprendente se si trovasse tra i primi sei, nonostante le sfide di gestire i doveri di capitano insieme al gioco. L’ultima volta che la squadra degli Stati Uniti ha visto un capitano giocatore è stato nel 1963, quando Arnold Palmer ha guidato la squadra a una schiacciante vittoria per 23-9 contro gli europei. Con la recente performance di Bradley, la storia potrebbe ripetersi.