Il tennista americano Jenson Brooksby, che è recentemente tornato in competizione dopo aver scontato una sospensione di 13 mesi per aver saltato tre test antidoping, ha espresso frustrazione per quelle che percepisce come incoerenze nelle sanzioni antidoping dello sport. Brooksby, 24 anni, ha fatto il suo ritorno agli Australian Open, dove è stato sconfitto dal connazionale Taylor Fritz al primo turno, perdendo 6-2, 6-0, 6-3.
Trattamento “Ingiusto e Sfortunato”
La sospensione di Brooksby, inizialmente fissata a 18 mesi, è stata ridotta a 13 mesi dopo che il Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) ha accolto il suo appello contro uno dei test non superati. Tuttavia, Brooksby ha messo a confronto il suo caso con quelli del numero uno al mondo Jannik Sinner e della numero due al mondo Iga Swiatek, che sono risultati positivi a sostanze vietate ma hanno subito interruzioni minime nelle loro carriere.
“È interessante vedere … casi come quelli di Sinner e Swiatek. Non posso dire di conoscere abbastanza i dettagli su questo,” ha detto Brooksby. “Ma penso che sia un po’ strano come ci siano lunghezze di sospensione variabili a seconda che tu sia positivo per una sostanza o come nel mio caso, dove non lo ero. È un po’ ingiusto e sfortunato.”
Sinner, che è risultato positivo a una sostanza vietata, ha mantenuto il suo diritto di competere dopo un appello urgente contro una sospensione provvisoria. Swiatek, nel frattempo, ha scontato un mese di sospensione prima di tornare in azione. Entrambi i casi hanno suscitato dibattito all’interno della comunità tennistica riguardo a un percepito sistema antidoping “a due livelli”.
Guardando Avanti
Sebbene il ritorno di Brooksby nel tennis sia stato segnato da una dura sconfitta contro Fritz, il 24enne rimane concentrato sul ricostruire la sua carriera. La sua esperienza sottolinea la continua conversazione sulla giustizia e la trasparenza nelle politiche anti-doping del tennis, con giocatori e funzionari che chiedono un sistema più chiaro ed equo.