L’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) ha difeso la sua decisione di imporre una sospensione di tre mesi al tennista Jannik Sinner, citando le circostanze specifiche e la gravità della violazione antidoping. La sanzione, notevolmente meno severa rispetto alla sospensione di 12-24 mesi inizialmente richiesta dalla WADA, ha suscitato controversie all’interno della comunità tennistica.
Sinner, il giocatore di tennis con il ranking più alto a livello globale, è risultato positivo allo steroide anabolizzante clostebol nel marzo dello scorso anno. Nonostante la sua violazione, l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis (ITIA) ha scelto di non sospendere il giocatore italiano, spingendo la WADA a intervenire. Dalla sua positività al test antidoping, Sinner ha continuato la sua striscia vincente, conquistando sette titoli, tra cui gli US Open e l’Australian Open.
Il caso doveva essere esaminato dal Tribunale Arbitrale dello Sport a metà aprile. Tuttavia, un colpo di scena inaspettato è avvenuto la scorsa settimana quando è emerso che era stato raggiunto un accordo, portando a una squalifica significativamente più breve per Sinner. L’accordo prevede che Sinner accetti un periodo di inidoneità di tre mesi per la violazione delle norme antidoping.
La sospensione di Sinner, efficace dal 9 febbraio al 4 maggio, comporterà la sua assenza da sei eventi del Tour ATP. La stella del tennis è attesa per il suo ritorno all’Italian Open.
La decisione ha suscitato indignazione e incredulità all’interno della comunità tennistica. Il giocatore australiano Nick Kyrgios ha criticato l’esito, notando la mancanza di ripercussioni per Sinner in termini di titoli persi o premi in denaro. Il tre volte vincitore del Grande Slam Stan Wawrinka ha espresso la sua disillusione riguardo all’integrità dello sport, mentre l’ex campionessa di Wimbledon Marion Bartoli ha messo in discussione il tempismo della squalifica.
Il Vicepresidente della WADA Yang Yang ha risposto alle critiche in un’intervista con Xinhua, sottolineando la complessità e la professionalità del processo antidoping. L’agenzia sostiene di avere la capacità di adattare il proprio quadro sanzionatorio per garantire equità e un’adeguata valutazione, a condizione che tutte le parti e la WADA concordino.
WADA ha ulteriormente chiarito che una sanzione di 12 mesi sarebbe stata eccessiva considerando i fatti specifici della violazione. L’agenzia ha espresso soddisfazione per la gestione del caso, affermando che la sanzione di tre mesi era conforme alle sanzioni raccomandate per i casi di contaminazione secondo la revisione attuale del Codice.
Nonostante la controversia riguardante la sanzione di Sinner, WADA sostiene la propria decisione, insistendo sul fatto che è stata gestita in modo aperto e trasparente. Il caso solleva domande fondamentali sulla giustizia e l’integrità nello sport, mettendo in evidenza la tensione tra la ricerca dell’eccellenza atletica e l’imperativo di mantenere un campo di gioco equo.